Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Logo
Stampa questa pagina
08 Giu
Vota questo articolo
(0 Voti)

Intervista all'autore - Don Luigi Trapelli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato a Lonato nel 1964. Sono entrato in Seminario all'età di 17 anni dopo parecchi anni di lontananza dalla Chiesa. Per questo ho sempre avuto una grande attenzione a coloro che definiamo "lontani " dalla Chiesa. Il mio primo libro l'ho scritto proprio per loro rivolgendomi soprattutto ai giovani. Sono sacerdote da 28 anni e ho iniziato a scrivere il mio primo libro all'età di 36 anni, perché ritengo che scrivere sia un modo efficace perché il nostro pensiero possa essere disponibile a più persone possibili. Uscendo da noi ogni parola risulta disponibile agli altri. In genere scrivo sempre in relazione ad esperienze che ho vissuto.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Il tempo che dedico alla scrittura è quasi sempre la sera perché nel buio della sera mi vengono le idee migliori. È anche un forte momento di intimità nel quale raccolgo i pensieri della giornata e creo dei progetti.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Il mio autore contemporaneo preferito è, senza ombra di dubbio, Camilleri. Mi appassionano molto i generi polizieschi, ma mi affascina la sua scrittura sempre plastica visto che sembra di essere nei luoghi che vengono descritti. E poi quando comincio a leggere un suo romanzo voglio finirlo entro la giornata, perché mi appassiona tantissimo.



4. Perché è nata la sua opera?

La mia opera è nata dopo aver vissuto quattro anni a contatto con l'esperienza di un mondo artistico che mi piaceva far conoscere ma dal punto di vista spirituale. In questi anni ho capito che la dimensione spirituale non è fuori da quella artistica, ma anzi viaggia di pari passo. Vorrei che questo libro aiutasse i lettori artisti a capire l'importanza della dimensione spirituale e per dimensione spirituale intendo tutto ciò che ci rende più umani. Mentre a livello di Chiesa, spero che la dimensione artistica possa esser uno strumento ancora più efficace per testimoniare Gesù, usando altri tipi di linguaggi oltre al verbale o agli incontri che normalmente vengono svolti in parrocchia e che vengono, in molti casi, disertati.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Il contesto sociale ha influito molto, ma per me è stato decisivo scendere spesso a Roma per incontrare gli artisti sia a livello del cammino intrapreso, sia per i loro spettacoli, perché solo così ho potuto toccare per mano la vita di un artista. Molto importante è poi per me andare a vedere il cinema, il teatro e ogni serata in cui vi sia qualcosa di culturale. Fondamentali, poi, sono gli incontri vissuti con persone del mondo artistico che mi hanno aperto splendidi orizzonti.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere per me è proprio raccontare la realtà. Ogni cosa che scrivo è, in genere, frutto di un percorso, di un cammino che ho toccato per mano.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

In questo scritto c'è tutto il mio vissuto. Un uomo, un prete, che entra in un mondo nuovo quasi come un neofita e vuole cogliere più cose possibili. In un continuo ascolto di persone e situazioni che hanno profondamente cambiato il mio stile di vivere il ministero del prete.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Qualcuno in particolare non proprio, ma il gruppo degli artisti con cui mi trovo a Roma ogni mese sì. È proprio grazie a loro che ho pensato di scrivere questo libro.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

L'ho fatto leggere proprio a questo gruppo di persone con cui mi trovo mensilmente a Roma. Circa una trentina di persone.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Credo proprio di sì, anche se dispiace perdere l'effetto di avere tra le mani e quasi "gustare" un libro cartaceo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

L'audiolibro è senz'altro il presente e il futuro del libro. Ogni percorso che avvicini le persone ai testi risulta per me importante. Aprirci alle novità significa essere persone che vivono non ancorate solo al passato, ma proiettate verso il futuro.

 

Acquista il Libro sul nostro ecommerce

 

 

Giovedì, 08 Giugno 2017 | di @BookSprint Edizioni

Articoli correlati (da tag)