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15 Mag
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Intervista all'autore - Baronte

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Credo che avvenga la stessa cosa ogniqualvolta ci si accosti ad una qualunque forma d'arte. Creare è un atto d'amore per sé stessi e per gli altri. Affinché' sia efficace occorre eliminare tutte le maschere e quello che ne viene fuori a volte sorprende, altre volte spaventa.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Per rispondere a questa domanda bisognerebbe prima intendersi sul significato di "vita reale". Credo che scrivere in ultima analisi non sia altro che una trasposizione attraverso i simboli della vita reale. In questo senso la favola è uno strumento eccezionale.




3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

In quest'opera ho messo molto più di me stesso di quanto avrei voluto. Avere il coraggio di scriverla è stata essenzialmente una sfida che ho voluto accettare.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

La scelta del titolo non è mai semplice, si ha sempre la sensazione che ogni possibile alternativa rubi qualcosa all'opera.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Scelta difficile, ovviamente. Amo i classici ma adoro Stefano Benni, tanto per citare un autore. Credo che se mi ritrovassi su un'isola deserta non porterei nulla. Credo che sarebbe un'esperienza unica scoprire che in quel nulla c'è già tutto.



6. E-book o cartaceo?

E-book per l'ecologia. Ma la poesia del cartaceo, il piacere di tenere fra le mani un libro che ti ha toccato l'anima, non potrà mai essere sostituito.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Mai deciso d'intraprenderla. Scrivere è un piacere che consiglio a tutti. Se mai dovesse diventare un lavoro sarebbe, almeno per me, la cosa peggiore che potesse capitarmi.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Quando mia figlia era piccola si era stancata di ascoltare sempre le stesse favole. Una sera le dissi: "Gaia, dimmi una parola qualsiasi e ti racconto una favola nuova". La parola fu "acqua". Così nacque il primo racconto.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Ansia. Una strana, fastidiosissima, inesplicabile ansia. E dubbi. Tantissimi dubbi sul perché lo si sta facendo e su cosa ci si aspetta veramente. Dubbi ai quali è meglio non trovare risposta. Come ho detto, scrivere è un atto d'amore e l'amore non va d'accordo con la ragione.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La persona per la quale l'ho scritto. Mia figlia, quando ha imparato a leggere. La seconda è stata un'agente letterario, una donna molto perspicace. Mi disse che in un'epoca dominata dalle Winx, delle storie così educative non avrebbero mai potuto interessare un editore. Aggiunse che se fossero state scritte nell'Ottocento avrebbero potuto essere interessanti, ma "scritte da un contemporaneo e per giunta vivente" non avrebbero avuto speranza. Concordo pienamente. Forse avrei dovuto consigliare all'editore d'aspettare un centinaio d'anni a pubblicarle.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Vale quello che ho detto per l' E-book. Alternativa che oltre che ecologica dà la possibilità d'accostarsi alla letteratura anche a chi non ha tempo o modo di leggere. Purtroppo in questo caso, oltre a perdere il contatto fisico col testo, si rinuncia ad una parte delle emozioni che la lettura può dare in quanto un attore interpreta il testo al posto del lettore.

 

 

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