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04 Feb
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Intervista all'autore - Silvia Pizza

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Salve a tutti! Parlare di me...è sempre una questione “imbarazzante” per quanto sia portata all'introspezione, all'analisi psicologica e alla ricerca del benessere spirituale...Un po' per riserbo, un po' per un'indole intimista che conservo gelosamente e un po' per scaramanzia. Però, alcune notizie che mi riguardano posso fornirle senza problemi! Provengo dalla campagna toscana, da padre flori-coltivatore e da madre casalinga e, direi che l'estro creativo, l'abbia ereditato in parte da mio padre per le sue stupende composizioni di fiori, addobbi per le cerimonie in chiesa, centri-tavola decorativi. Dall'altra parte, quella materna, ho acquisito nei geni l'interesse per la narrativa attraverso il nonno a cui piacevano molto le letture romantiche e collezionava i romanzi Harmony, che tra l'altro, leggeva anche mia madre.

Io adoro la letteratura fin dai tempi del liceo scientifico e ho sempre avuto una predilezione per le scienze umane, dalla filosofia alla sociologia, dalla poesia alla psicologia, dalla pedagogia alla neurobiologia. Non a caso, la mia passione per la scrittura ha superato di gran lunga la mia formazione scientifica. Inoltre, si è rivelata determinante nei periodi di lontananza, quando lavorando in diverse città del Nord Italia ho dovuto imparare ad arginare e a contenere il più possibile i momenti di nostalgia e di forte malinconia che, comunque, prendevano sopravvento sul mio temperamento. Mi sono scoperta scrittrice a fine anni novanta ed inizio anni duemila attraverso la forma epistolare e lo studio serrato di alcuni poeti che tanto mi hanno incantata nelle mie prime esperienze professionali: Juan Ramòn Jiménez, Federico Garcìa Lorca, Pablo Neruda e, tra quelli italiani, mi hanno colpito sensibilmente Camillo Sbarbaro e Pier Paolo Pasolini.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Non c'è un momento in particolare, durante il giorno, che dedico alla scrittura...Capita quando arriva l'ispirazione di getto e può essere a qualunque ora del giorno o della notte. A volte, anche quando dormo, affiora l'ispirazione nel sogno e, la mattina mi sveglio con dei versi che mi rintronano il capo tanto sono incisivi e prepotenti. Devo fermare subito l'attimo “ispirativo” e calarmi immediatamente nella scrittura, che poi si rivela quella più emozionante e con effetto più coinvolgente. Mi piace seguire l'ispirazione quando si presenta e dare corpo e contenuto ai versi liberi o alle frasi e, infine, mi piace lasciarmi condurre da quest'ultimi fin quando riesco ad organizzare un manoscritto. Non è così scontato arrivare allo scheletro di un libro, perché si tratta di una questione più impegnativa e, anche più ambiziosa, tuttavia seguire delle tracce captate da più parti, può servire senza dubbio ad uno scopo letterario. Io devo cogliere più stimoli creativi per realizzare un libro di narrativa o di poesia e, sempre di più, mi scopro recettiva e attenta agli input, ai rumori di coscienza e ai richiami spazio-temporali o di altro genere. In sintesi, mi lascio trasportare dall'onda creativa quando capita con o senza preavviso.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ce né uno in particolare... mi deve colpire la sinossi di un libro o la genialità della scrittura altrui, l'impatto emozionale che mi attraversa e attrae la mia psiche. Un autore bravo è colui che riesce a trasmettermi qualcosa di insolito, di intrigante, di effetto evocativo. Le parole che usa e con le quali traccia un percorso letterario devono colpirmi immediatamente per avere un riscontro emozionale. Sono selettiva nello scegliere un buon libro proprio perché guardo la capacità emozionale che può scaturire dalla copertina, dalla sinossi e da brevi estratti che si colgono sfogliando il libro stesso.



4. Perché è nata la sua opera?

La mia opera letteraria si è sviluppata nel corso di un biennio 2014-15, poi è stata rivisitata ad inizio 2016 e, infine, è stata approfondita nell'autunno scorso con alcune letture pertinenti che hanno contribuito a renderla ricca, variegata e curata nei risvolti psicologici. Questa raccolta di e-mail, poesie e riflessioni sugli slanci affettivi e sul significato intimo di quest'ultimi è un prezioso corollario di momenti interessanti, sentimentali e quotidiani, di epistole catartiche e nostalgiche e di consapevolezze ponderate dal distacco con l'amato e da tutto ciò che lo ricorda nel bene e nel male. È sicuramente un libro introspettivo, di timbro poetico e di scrittura telematica su g-mail, ma è anche di resa psicologica con riflessioni mirate e attinenti gli argomenti affettivi. Credo che chiunque lo legga, possa calarsi empaticamente e possa ritrovarcisi nelle proprie situazioni personali.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Il contesto sociale nel quale ho vissuto ha avuto la sua importanza in me e, di riflesso, anche nella mia formazione letteraria. Più che altro è il contesto familiare e sentimentale che ha influito sull'inclinazione letteraria: ovvero se non avessi mai provato il distacco forzato dalla mia regione e, prima ancora, dalla mia famiglia d'origine e poi la lontananza dalle amicizie vere e dall'amore per il partner, credo che non avrei scoperto questa passione viscerale per la scrittura intimista. Aver cambiato sei città in sei anni e aver girovagato molto per convitti femminili e appartamenti in affitto, mi ha resa più consapevole e intraprendente nelle mie capacità e più fortificata dal punto di vista interiore. Non è stata una passeggiata la mia carriera professionale, anzi direi un bel percorso ad ostacoli e, di conseguenza, anche la mia indole letteraria ha subito gli alti e i bassi delle scelte compiute a monte.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Scrivere è certamente un'evasione dalla realtà almeno per come ha avuto, in passato, una funzione di rifugio e, allo stesso tempo, di carica-batterie per il mio umore mutevole, più tendente al pessimismo e ad una malinconia di base. Invece, con il passare degli anni, la passione letteraria è diventata una sorta di psicoterapia per il cuore infranto e di evoluzione interiore tanto da coltivare l'introspezione al pari della scrittura. In conclusione, scrivo per conservare al meglio il mio spazio “psico-fisico”, per creare (spero sinceramente!) un'emozione continua che vorrei non esaurisse e per gratificazione.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Ehhhh... c'è davvero abbastanza di me in ciò che ho scritto! Devo prendere dal mio vissuto i riferimenti e alcuni contenuti che tanto hanno stimolato la mia verve creativa. Devo attingere dal passato e dal presente, dalle esperienze professionali e sentimentali, dai valori morali impartiti dalla famiglia e dagli ideali che ancora coltivo nel mio ambito privato. Devo esplorare e vivere gli stimoli - di qualunque natura - che mi giungono al cuore e alla mente. Già, quest'ultimi rappresentano, a grandi linee, la materia prima dal quale evolvo e sviluppo, poi, in scrittura creativa.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Indubbiamente qualcuno, che ho identificato nella mia icona su WhatsApp, ha condizionato, in modo forte e intenso, la stesura della mia opera. E poi il tempo trascorso dalla prima bozza (è servito a stemperare i toni e le conflittualità!) e la vivacità evocativa su g-mail hanno fatto il resto. Invece, per la parte riflessiva del libro, ho attinto dalle teorie winnicottiane sull'holding per estrapolare gli effetti curativi che l'ambiente (familiare e di coppia) fornisce sulle carenze affettive e sui vuoti interiori da riempire. Anche "l'intelligenza delle emozioni" elaborata dalla filosofa statunitense Martha Nussbaum è servita a dare più sostegno e credibilità ai miei indicatori emozionali e a dare più enfasi e significato ai miei slanci affettivi. Nel libro c'è anche questa impronta assieme alle mie sfumature, alle mie epistole e alle mie consapevolezze.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Bella domanda! Veramente ad una persona sconosciuta da cui non ho avuto alcun riscontro positivo o negativo... però, sono fiduciosa di scoprire cosa può suscitare proprio in quei lettori/lettrici che non sanno niente di me e non conoscono le mie pubblicazioni precedenti. In un secondo tempo, quando già avevo firmato il contratto con la Booksprint edizioni, ho consegnato la mia bozza ad una cara amica che in passato è stata pure la correttrice di un altro mio libro. Quest'ultima è rimasta molto sorpresa di verificare quanto impegno e dedizione dedico alla scrittura e di come utilizzi proficuamente il mio tempo libero. In verità, non ho davvero tempo per scrivere in modo continuativo e costante ma riutilizzo a posteriori degli appunti o delle tracce vecchie, non sviluppate a dovere.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Penso proprio di sì! Ovvero la tecnologia multimediale attraverso i e-reader, gli smarthphone, i tablet si sia così estesa e divulgata in più fasce generazionali che sta diventando quasi raro il contrario, cioè ricorrere al formato cartaceo per leggere un libro. Comunque, ben venga chi rimane tradizionale e abitudinario al formato cartaceo. Per i lettori e le lettrici tradizionali e non condizionati dalle tecnologie multimediali, io simpatizzo in particolar modo in quanto restano fedeli ai loro principi e alle loro consuetudini. E sono, per fortuna, ancora numerosi.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso che sia un'opportunità interessante, in special modo, per i non vedenti e per i soggetti con patologie oculistiche serie, anziani o giovani, che non possono fare altrimenti. Invece, per gli altri che si avvicinano all'audio-libro possono essere attratti sia dalla novità come dalla curiosità e, in entrambi i casi, si concedono un lusso o un relax "alternativo" di sicuro impatto uditivo.

 

 

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Sabato, 04 Febbraio 2017 | di @BookSprint Edizioni

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