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05 Gen
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Intervista all'autore - Pietro Arrighetti

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere per me è contemporaneamente un piacere ed una necessità. Un piacere perché mi gratifica il racconto in sé e la soddisfazione di saperlo apprezzato. Una necessità perché ho sempre avuto bisogno di scrivere per la mia professione di insegnante ed anche per collaborare con altri autori e coi bollettini parrocchiali, sui quali ho scritto diverse biografie di insigni personalità locali.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

In questo libro, che ho deciso di scrivere in età avanzata, c’è tutto me stesso con il bagaglio della mia esperienza sanitaria ed umana.




3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Non è stato facile ripercorrere le vicende di sofferenza che mi hanno profondamente segnato. Riuscire a scriverle mi ha sollevato da un'inquietudine, che consideravo quasi impossibile da superare.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Quella del titolo "Mala sanità-Buona sanità" è stata la scelta più facile, quasi scontata, perché è la sintesi migliore della mia esperienza sanitaria. Dal punto di vista personale è stato molto più difficile ricordare e raccontare.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Non vorrei mai andare su un’isola da solo. Non amo la solitudine. Se dovesse capitarmi mi porterei i “Promessi sposi” ed il suo autore, il grande Alessandro Manzoni, perché da lui posso dire di aver imparato molto della vita.



6. E-book o cartaceo?

Non ho niente contro le nuove tecnologie, purché contribuiscano a diffondere cultura, ma la mia preferenza è ancora per il libro di carta, col suo odore di inchiostro, che ti può accompagnare ovunque, anche dove la tecnologia non arriva e ti permette di sognare in piena libertà.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Alla mia età non posso dire di aver intrapreso la carriera di scrittore, anche se sto lavorando ad altri libri, perché ho scritto solo per il desiderio di raccontare, con la speranza che qualcuno mi legga con piacere.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Il mio primo libro è veramente nato in una corsia ospedaliera, dove una persona distinta e colta mi ha detto che la mia vicenda meritava di essere conosciuta, anche per dare fiducia a chi si trova con gravi problemi di salute, che non deve mai e poi mai perdere la speranza nella guarigione. Fiducia e speranza sono indispensabili soprattutto nelle corsie ospedaliere.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Non mi 'aspettavo che il mio lavoro potesse diventare un libro, non pensavo che sarebbe stato possibile, ma devo ringraziare la Booksprint se questo si è realmente verificato e devo ammettere che mi gratifica molto.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Ha letto qualche capitolo mia moglie, la persona speciale che mi sta accanto e che per me è stata ed è la medicina migliore ed insostituibile. Spero che non resti l’unica mia lettrice.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso che sia una cosa molto interessante, ma, come ex insegnante, non vorrei che insieme alla scrittura manuale si perda anche la capacità della lettura.

 

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Giovedì, 05 Gennaio 2017 | di @BookSprint Edizioni