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28 Giu
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Intervista all'autore - Fabrizio Grasso

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Provengo da Ugento, un piccolo paese della provincia di Lecce, nel profondo sud della penisola. E' piuttosto isolato e tranquillo, pertanto mi ha da sempre lasciato molto spazio da dedicare a me stesso e alla letteratura. Diventare uno scrittore non potrei definirlo una scelta o una decisione che ho preso, ma è più che altro frutto della passione che da sempre mi lega alla lettura dei romanzi, di qualsiasi genere: difatti questo primo romanzo si attiene al genere fantasy, ma non escludo la possibilità in futuro di virare su contesti differenti.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Sicuramente il momento che dedico alla scrittura è la tarda sera o la notte. Le lezioni universitarie e la grande mole di studio da fare in preparazione per gli esami infatti non mi consentono di dedicarmi alla scrittura durante l'arco della giornata, ma mi costringono alle ore piccole durante la notte. Dopo aver cenato e aver guardato un po' di tv, tendo a stendermi sul letto e a prendere carta e penna per scrivere qualsiasi cosa mi venga in mente, prendendo spunto anche da esperienze della giornata appena conclusa.




3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Come si può notare dal genere cui appartiene il mio romanzo, sono un grande amante del fantasy, pertanto non potrei rispondere a questa domanda differentemente da un solo nome: Tolkien. Ho amato i suoi libri sin da piccolo, infatti si tratta dei primi romanzi che ho letto, e mi ha affascinato sin dal primo istante. La sua scrittura esemplare e la caratterizzazione che ha saputo dare a personaggi ed eventi lo rendono per me il migliore in assoluto: un autore i cui romanzi consiglierei a chiunque.



4. Perché è nata la sua opera?

Ricordo che, mentre leggevo uno dei numerosi romanzi della mia biblioteca, mi è venuto in mente un pensiero: perché non scrivere un romanzo tutto mio? E così, grazie anche all'incoraggiamento dei miei genitori, ho iniziato la stesura del testo che mi ha accompagnato per ben due anni della mia vita. Inoltre il desiderio di mettermi alla prova e dimostrare, forse più a me stesso, di essere in grado di comporre un'opera, mi hanno spronato sempre più fino al raggiungimento dell'obiettivo.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

In famiglia sono cresciuto sin da piccolo con le storie di ogni sorta, a partire dalle fiabe per bambini che mi venivano lette prima di addormentarmi. In seguito, i vari romanzi letti, le esperienze di vita quotidiana e la cultura appresa durante i numerosi anni di scuola hanno contribuito nella stesura del testo e pertanto credo abbiano influito in modo considerevole: ho frequentato infatti il liceo classico, il quale mi ha portato alla conoscenza di letterature di vari generi, che mi hanno iniettato la passione per questo tipo di esperienze, a tal punto da farmi proseguire gli studi classici anche all’Università.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Sicuramente un'evasione: io credo che la letteratura in generale sia per una persona un modo per estraniarsi dal mondo e vivere una seconda vita, lontana dai problemi della giornata. A mio parere, leggere alcuni romanzi consente di crearsi un mondo a parte, in cui affrontare grandi avventure che ci sono proibite nella vita reale, in quanto la fantasia non ha confini. Un libro infatti smuove la fantasia non solo dello scrittore, ma anche del lettore, il quale può immaginare la storia secondo il suo carattere e modo di vivere, rendendo il libro stesso una porta per molti mondi.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Credo che il mio carattere possa aver influito su quello che, durante il corso della storia, i personaggi hanno acquisito: forse ogni ragazzo descritto all'interno dell'opera possiede una parte di me, una fetta della mia personalità. Ho cercato di immedesimarmi in loro, quasi come un attore aggiunto della scena, pertanto credo proprio che, anche nella sequenza narrativa, io sia presente nella storia quasi quanto i protagonisti stessi.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Sicuramente i miei genitori, ai quali ho voluto anche dedicare questo mio primo romanzo. Mi hanno supportato in qualsiasi momento della mia vita, standomi accanto sia nelle gioie che nelle situazioni poco piacevoli, dandomi sempre la carica necessaria per superare ogni ostacolo. C'è stato un periodo infatti in cui, soverchiato da tantissimi impegni e da momenti difficili anche in ambito extrauniversitario, avevo anche pensato di abbandonare il progetto di questo romanzo, ma il loro affetto e il loro incitamento hanno fatto sì che non mollassi. Se Ethan Carson e i suoi amici hanno avuto una storia, è sicuramente merito loro.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Come ho detto pocanzi, le persone più importanti sono state mio padre e mia madre, quindi ho ritenuto giusto che fossero loro i primi in assoluto a leggere l'opera. Il loro giudizio finale è infatti stato lo snodo principale che mi ha convinto a rendere pubblica la storia.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Non ho dubbi sul fatto che l'e-book sia ormai il futuro del mondo della scrittura, ma io sono tradizionalista e preferisco il cartaceo: la sensazione che si prova nel tenere fra le mani le pagine di un libro e di sfogliarle accompagnati dall'intenso profumo di letteratura che sprigionano, non possono essere paragonati con la versione digitale.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Come detto precedentemente, sono sicuramente la finestra verso il futuro, ma la personale lettura e la presenza delle pagine fra le mani hanno una bellezza superiore. Si tratta sicuramente tuttavia di un'innovazione positiva, che credo abbia avvicinato ai romanzi un numero di individui maggiore rispetto al passato.

 

 

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