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09 Apr
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Intervista all'autore - Andrea Santaniello

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere è per me un piacere naturale che mi consente di esprimermi e di parlare agli altri. Nello stesso tempo, però, concepisco la scrittura come un atto creativo fondato sulla logica e proteso a sviluppare nuovi orizzonti conoscitivi. Ad esempio, dalla composizione di brani di storia, materia in cui mi cimento spesso, ho imparato molte cose. Faccio un esempio: traduco dal latino dieci manoscritti del '600. Da ogni testo, reso in italiano, apprendo qualcosa di importante. Assemblo i dieci punti cardini in un discorso unitario. Ma la nuova visione d'insieme mi ispira ulteriori concetti. In sostanza la scoperta e l'associazione, di idee sempre più raffinate e aggiornate, porta la mente a lavorare come un computer e a schiudersi di continuo alle innovazioni culturali. Scrivere è un bel gioco.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

In questo libro mi rispecchio pienamente. Sono un pratico ma anche un inguaribile idealista. Il volumetto contiene frammenti di vita vissuta accanto a sprazzi di innocente fantasia. In particolare si interroga sul valore dell'esistenza e sulla possibile e auspicabile evoluzione dell'anima umana. C'è qualcosa di buono, di noi, da custodire, tutelare, trasmettere? Basta la semplice quotidianità, o occorre trasferirsi in ambienti particolari, per trovare l'energia giusta per promuovere un qualsiasi messaggio di speranza e di progresso? Nel libricino intraprendo un lungo e surreale viaggio, prima di postulare la soluzione più spinta e radicale. L'uomo deve dare più peso e più spazio alla cultura, se non vuole restare grezzo e limitato nel suo divenire. E, soprattutto, deve imparare ad amare più seriamente il proprio pianeta.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Colori a mezzogiorno è il ritorno alle origini, alle felici regioni dello spirito, all'energia benefica che nell'eden dei primordi tenne impegnati con sogni e innocue fantasie il primo uomo e la prima donna. Colori intensi e suggestivi illuminavano il rigoglioso giardino, sostenuto da imponenti fiumi e ruscelli. In quella verdissima madre terra, stretta tra mari caldi e pescosi, anche la conoscenza cresceva aggrappata ad un albero. Ma quest'ultima poteva assumere sembianze di serpe o sembianze di Dio. Oh Adamo, dove vuoi che la conoscenza ti porti: in un mondo di felicità o nel paese del pianto? I due libri, chiusi nella busta postale, sperimentano tutti i disagi possibili, prima di capire il valore dell'amore e della pace.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Il titolo è venuto prima della stesura del testo: come un'illuminazione mi son subito detto: ispirato forse dalla sempre presente "voce della coscienza". Ho pure obiettato. Sul principio non immaginavo nemmeno lontanamente il prosieguo. La trama è emersa un poco alla volta, spontaneamente, fino a chiarire e a giustificare quanto ancora non noto ma appena abbozzato, in "embrione", nell'intestazione.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Se mi trovassi su un'isoletta deserta, vorrei senz'altro con me di Henryk Sienkiewiez (1846-1916). Questo bellissimo romanzo, infatti, insegna tantissime cose, dando risalto al coraggio, alla tenacia, alla resistenza, alla sopportazione, alla pazienza. Lessi l'opera di Sienkiewiez quando avevo quindici anni: ne rimasi affascinato. Un testo breve, ma pieno di bei sentimenti. Una compagnia di gran conforto nei momenti di tempesta. Una guida per chi mantiene la rotta verso il mondo di domani. Uno scrigno di speranza per quanti anelano alla fratellanza, alla solidarietà, alla giustizia, ai grandi valori del vivere civile, alla bellezza della cultura.



6. E-book o cartaceo?

In genere viene prodotto prima il cartaceo, poi l'e-book. Ciò significa che, per quanto si tenda a mettere da parte il cartaceo, non si è ancora arrivati alla possibilità di eliminarlo definitivamente. Finanche "Colori a mezzogiorno" non nasconde e non sottovaluta il problema: il "sapere" da diffondere nello spazio passa dal libro classico ad una minuscola "scheda di memoria". Ma cosa pensano, in merito, i lettori? L'e-book è un "mezzo" comodo, economico, di facile commercializzare. Né il cartaceo è scaduto di importanza. Anche nel romanzo, il libro viene ricollocato nella sua bella libreria in legno, mentre la "scheda memoria" inviata in giro per l'universo.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

La voglia di scrivere mi nacque al quarto ginnasio. In quel periodo buttai giù un breve romanzo ambientato in Bretagna, dal titolo “Un giornalista”, al quale affidai la prima valutazione dell'operetta, e che giudicò buono lo scritto. Ma, data la mia età, non ebbi mai la "forza" di pubblicare. Oggi, quel romanzetto giace dimenticato in uno scatolo di cartone, in soffitta. Perché scrivere? Una spinta naturale, aspecifica, venne di sicuro dal Liceo Classico. Una motivazione più specifica, invece, trovò radice nel desiderio, ad un certo punto prepotente, di approfondire la ricerca sulle origini della mia casata e del mio paese di nascita.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L'idea di scrivere "Colori a mezzogiorno" scaturisce da un fatto realmente accaduto. Due libri, uno grosso di storia, l'altro piccolo di poesie, furono infilati per sbaglio in una stessa busta postale, da mandare negli USA. Il lunedì l'invio trovò un ostacolo imprevisto. L'eccessivo peso del pacchetto fece lievitare il costo dell'operazione: molto oltre la disponibilità immediata e la previsione dell'inviante. La spedizione fu pertanto procrastinata e nemmeno fu possibile, a fine settimana, ovviare: per il subentrare di un nuovo impedimento, d'altra natura.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È come partecipare alla nascita di un figlio: che, ancora indistintamente visibile all'ecografia, viene pienamente alla vita solo col parto. Emozione indicibile! Ricordo le fasi preparatorie, dalla correzione delle bozze agli ultimi accorgimenti prima della stampa, di tutti i miei libri. Ogni volta è un "sacro mistero". Ogni volume, che si appresta a vedere la luce, è un'incognita: le domande e le riflessioni più ricorrenti. La copertina, poi, è percepita come un vero e proprio abito da indossare. Solo a libro uscito, l'autore si rende conto d'essere ancora una volta "papà".



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La prima persona, a cui ho fatto leggere il mio libro, è stato mio figlio di 23 anni attento lettore di tutti i romanzi “delle celebrità del momento”(le sue parole).Anche una giovane poetessa è rimasta sbalordita.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

"Colori a mezzogiorno" allude anche all'audiolibro.

 



 

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