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21 Mar
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Intervista all'autore - Giovanni Gentile

1. Ci parli un po’ di lei, della sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato a S. Alessio Siculo, un paesino di 1000 abitanti sulla costa ionica e a tre km da Taormina, dove sono cresciuto fino ai 20 anni. A S. Alessio a partire dalla seconda (sei anni) ho frequentato le elementari. A nove anni ho iniziato a viaggiare col treno fino a Messina per la scuola media, poi il liceo scientifico e il biennio in chimica, che ho dovuto lasciare perché mio padre non mi poteva più mantenere all’Università. Avevo un cugino a Roma, che dopo il militare, faceva il cameriere nel ristorante del Ministero della marina, al quale ho scritto e mi ha procurato un “posto” in una edicola di giornali, dalle 8 di sera alle 7 del mattino e di giorno andavo a dormire nella sua camera in affitto. Dopo un po’ di mesi, un maresciallo della polizia conosciuta da mio cugino, mi ha raccomandato per essere arruolato nella Mobile a Foggia.

Dopo pochi mesi caddi ammalato, venni ricoverato all’ospedale in isolamento e dopo circo un mese venni mandato a casa in convalescenza. Appena possibile andai all’ Università per cambiare facoltà e scelsi Economia e Commercio, perché non c’era bisogno di frequentare ed era la facoltà, dicevamo da liceali ai tempi del liceo, più facile. Successivamente a Foggia rimasi fino al marzo del 1950 (se non ricordo male), quando a San Severo scoppiò la rivolta comunista, che sarebbe dovuto essere l’inizio della rivoluzione per portare l’Italia nel paradiso terrestre di allora. Rimasi sconvolto da tutte le violenze a cui volente o nolente partecipai, tanto che qualche settimana dopo ho letto che a maggio a Lecce dove c’era la scuola allievi ufficiali dell’Esercito, iniziava il 6° corso. Feci domanda e fui ammesso. Da lì passai a Bracciano alla scuola di artiglieria e così diventai ufficiale di artiglieria a Udine, dove rimasi un po’ più di due anni, risparmiando e mettendoli da parte circa 200 mila lire, con i quali mi dimisi e ritornai al mio paesino e in tre anni mi laureai a 31 anni e subito ebbi l’incarico di supplente all’Istituto Tecnico di Ascoli Piceno. L’anno successivo in estate a Messina seppi dei master dell’Isida di Palermo e feci domanda. Mi hanno chiamato per fare i test, classificandomi tra i primi cinque e ottenendo la borsa di studio. I professori, escluso quello di statistica erano tutti delle Università americane e, già allora imparai quello che oggi si fa nelle nostre aziende. Tutte le mie pubblicazioni, riguardanti l’economia reale, circa 150 su una decina di Riviste, più alcune monografie, mi hanno portato il lavoro di consulente in tutta Italia ed all’Estero (Grecia, Brasile Spagna, Egitto, Francia, Montecarlo… ). Io, già a 8 o 9 anni, ho incominciato a scrivere poesie, che l’anno dopo ho raccolto in un librettino intitolato “Primum Carmen” raccolta di poesie che dovrà essere riveduta corretta e amplificata O mamma mia che sempre ti sia vicino il tuo cuore questo dolce fiore La prima poesia è intitolata “Il tenente” probabilmente ispirata da mio cugino, tenente di fanteria, che ritornando, dopo alcuni anni, dalla guerra d’Abissinia si è fermato a S. Alessio. 

 




2. Nell’arco della giornata quale è il momento che dedica alla scrittura?

Personalmente scrivo molto, impegnato come sono nel fare emergere l’economia reale al posto di quella finanziaria, quella che soddisfa materialmente i bisogni di qualsiasi genere. Sono impegnato attualmente a finire la monografia dal titolo “Interconnessione tra economia reale e fisica nella gestione orizzontale dell’azienda”. Pertanto studio, analizzo prendendo appunti. Ovviamente, come potete comprendere da quanto scritto al n° 1, da sempre mi sono dilettato a scrivere racconti, poesie, a fare ritratti con il carboncino, considerandoli dei passatempi, che mi liberano per un po’ la mente portandola in un altro mondo, per poi ritornare all’economia reale.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ho un autore contemporaneo preferito. Fino a 13 anni leggevo i romanzi per ragazzi di autori tipo Salgari. A 13 anni ho letto “due prigionieri” di Laios Zilay e rimasi sbalordito da come in 300 pagine venisse scritta una storia di vita semplicissima e normale. Alcuni anni dopo ha letto “Mastro don Gesualdo”, pagine piene della mia Sicilia. Certo ho letto, continuo a leggere anche romanzi. Voglio ricordare il quasi autobiografico “Il Male Oscuro” di G. Berto. Ma quelli che hanno formato le mie preferenze letterarie sono i primi due.



4. Perché è nata le sua opera?

Sì è vero, ho tanti racconti e uno o due romanzi mai portati a termine come è comprensibile. In una mia consulenza all’ass commerciati mi capitò nelle mani la loro rivista “50&più” in cui, fra l’altro, veniva presentato il loro concorso annuale di racconti, poesie, pitture e fotografie. Ho tirato fuori uno dei miei racconti, lasciato anni prima come gli altri da finire, lo preparai e assieme a una poesia lo inviai al concorso, che si teneva in provincia di Trento, dove ci siamo andati con amici, più per visitare Bolzano e altri posti, che assistere allo svolgimento del concorso. Mentre stavamo per andare via, mi hanno fermato. Infatti il racconto era stato selezionato e venne letto da un famoso attore di teatro e premiato con la farfalla d’oro. Da allora, tutti gli anni ho partecipato al concorso, e mi sono stati premiati sempre sia il racconto, che la poesia e la fotografia.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Come già detto ho vissuto fino a 20 anni in provincia di Messina nel piccolo Paese in cui sono nato. Poi a Roma, Foggia, Lecce, Ascoli Piceno, Milano e ora a Treviso. Ma S. Alessio, il mio mare, il promontorio sul mare e la baia, la scogliera dietro il promontorio, le colline dietro le case sono state e sono sempre con me. Non c’è stato anno che non vi sia andato nella mia casa costruita a 30 metri dal mare, almeno 2 o 3 volte. La maggior parte dei racconti del libro si svolgono nella Sicilia ai tempi a cavallo della seconda guerra mondiale.



6. Scrivere è una evasione della realtà o un modo per raccontare la realtà.

I racconti del libro si svolgono principalmente in un mondo e una cultura che non esiste più. È, nello stesso tempo, una evasione dalla realtà attuale, in cui vivo, e nello stesso tempo il raccontare la realtà nella quale sono nato e cresciuto, che non esiste più.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

È difficile poterlo dire. Ma con certezza c’è la mia vasta esperienza di vita e di intellettuale.



8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?

Assolutamente nessuno.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

I racconti sono stati letti uno per ciascun anno dalle relative Commissioni del Concorso. Raccolti assieme li ha letti mio figlio, laureato anche lui.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Secondo me, sì. Infatti l’e-book è appena iniziato. Fra non molto oltre che leggere lo scritto sarà anche parlato, per chi fa altro senza impegnare la sua attenzione come quando si guida l’auto o si è a letto. Peraltro, se è anche a voce potrebbe essere possibile ripetere le parti che interessano dormendo per migliorarne la memorizzazione. Per facilitare il tutto, ad esempio per discutere un argomento con un amico o collega lontano le copie saranno esattamente ricevute da tutti esattamente come l’originale in modo che i riferimenti diventano immediate citando il numero di pagina.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Non conoscevo l’esistenza degli audiolibri che immagino siano leggibili e/o ascoltabili. Ma già mi sono espresso al precedente punto 10. Ripeto, da tenere presente la possibilità di trasferire solo pagine, le stesse per tutti, o argomenti su, ad esempio, un cellulare o ipad per poterli portare ad esempio ad una riunione.



 

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Lunedì, 21 Marzo 2016 | di @BookSprint Edizioni