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11 Mar
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Intervista all'autore - Pamela Pacini

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Fin da piccola mi è sempre piaciuto scrivere spaziando da storie inventate al classico diario segreto che molte ragazzine usano per esprimere emozioni, stati d'animo che a voce altrimenti non riuscirebbero ad esprimere per timidezza o per insicurezza. Quando scrivo mi sento libera, in grado di affrontare anche temi che non fanno parte magari del mio quotidiano. Scrivere mi permette di rileggere a distanza di tempo delle emozioni, degli episodi che pensavo dimenticati ma che, grazie alla scrittura, rimangono indelebili per sempre nella mia vita. Scrivere mi permette di avvicinarmi a persone che non conosco ma che per qualche verso hanno vissuto esperienze simili alle mie e crea un ponte "invisibile" di condivisione.




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Il libro è tutto improntato sulla realtà. Ciò che ho raccontato della malattia di mia madre, della convivenza forzata con la SLA, delle difficoltà vissute in famiglia ma anche dei momenti di gioia che siamo riusciti comunque a ritagliarci mentre cercavamo di "sopravvivere" sono veri, autentici. Così come il racconto scritto con l'aiuto di un computer collegato con la guancia di mia mamma, (perché la malattia le ha impedito anche l'utilizzo delle mani) della sua vita da quando era ragazzina fino a diventare una donna è vero.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Scrivere questo libro per me ha significato dare voce a mia madre, una voce che la malattia gli ha portato via da subito. Questo libro per me significata poter far capire alle persone che si trovano a vivere una situazione analoga di non considerare anormale nel percorso della malattia i momenti difficili, nei quali lo sconforto, la rabbia, l'impotenza mineranno oltre al fisico dell'ammalato anche la psiche dei familiari ma di vivere tali sentimenti come parte dell'essere umano senza paura o vergogna perché quelle stesse persone sono le stesse che nonostante tutto rimangono vicino al proprio caro più sfortunato. Infine, nel mio immaginario, questo libro rende immortale mia mamma.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

La scelta del titolo non è stata semplice perché volevo che solo dal titolo si capisse ciò che raccontavo ma non mi veniva in mente niente di semplice, breve ma interessante. Così ho riflettuto sul quotidiano, sul modo di vivere di mia mamma con la malattia su ciò che può contraddistinguere un malato di SLA. Ho ricordato ciò che la malattia ha tolto a mamma cioè la voce e a come però riuscisse a comunicare con noi e cioè tramite il movimento degli occhi e tramite un lavagnetta trasparente con le lettere dell'alfabeto stampate e a come tale strumento fosse utile ma riduttivo rispetto al vortice di cose che sicuramente mamma aveva da esprimere che rimanevano intrappolate in lei, nella sua testa, nella sua anima. E così è nato il titolo del libro "Gli occhi parlano, l'anima fa rumore".



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

In un’ipotetica isola deserta vorrei con me Stefano Benni perché sicuramente in una situazione complicata saprebbe creare con la sua fantasia un’isola capace di prendere vita propria diventando lei la protagonista del nostro sfortunato naufragio. Sicuramente l'isola si popolerebbe di un insieme di varietà umana e non caratterizzata da forme e nomi strani ma con tutti i pregi e i difetti dell'essere umano.



6. E-book o cartaceo?

Preferisco da sempre il cartaceo perché ho bisogno di toccarlo, possederlo, sceglierlo e creargli un posto tra le mie cose. L'E-book può essere interessante come mezzo veloce di acquisto e lettura poi però se ciò che ho letto mi è piaciuto vado in libreria e lo compro comunque in formato cartaceo.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Non ho mai deciso di intraprendere la carriera di scrittrice, semplicemente mia mamma nonostante la sua malattia ha avuto la forza ,la voglia di lasciare una testimonianza di se e io di raccontare della sua malattia nell'intento di aiutare a capire ,ad affrontare ad indicare alle persone che si trovano a vivere la stessa situazione come avvicinarsi e convivere con la SLA. Quando mia mamma se ne è andata il 21 Aprile 2014 quattro giorni dopo era il mio compleanno e mio fratello rovistando nel computer usato da mamma ha trovato ciò che aveva scritto per quasi un anno intero. Lo ha stampato, lo ha rilegato velocemente e me lo ha dato...è stato il regalo più bello che potesse farmi ,il regalo più bello che mi ha fatto mamma...da lì ho deciso di provare a scrivere anch'io.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

Come ho scritto sopra l'idea è nata dallo scritto lasciato da mia mamma. Inoltre qualche anno prima ero alla ricerca di testimonianze da parte di altri malati di SLA perché volevo capire se c'era qualcosa in più che potevo fare, volevo sapere come le altre persone riuscivano a vivere con la malattia quali erano gli stati d'animo dei familiari ,dei malati. Avevo trovato un libro scritto da una donna malata di SLA. Acquistai il libro, lo lessi ,era interessante e improntato su poesie che esprimevano stati d'animo ,emozioni ma che non mi aiutavano a capire come potevo aiutare mia mamma o come gli altri riuscivano a vivere la quotidianità con la malattia e io quello volevo sapere. Cercavo qualcuno che stesse condividendo le nostre stesse paure ,che avesse i nostri stessi dubbi per confrontarli e magari trarne insegnamento.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Ancora adesso faccio fatica a crederci. Ripeto non sono una scrittrice mi piace solo scrivere e in questo caso volevo che la storia vissuta dalla mia famiglia potesse essere utile o semplicemente facesse Sentire meno soli chi sta vivendo lo stesso dramma.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

La prima persona a leggere la bozza del libro è stata una mia amica e collega che conosceva mia mamma dai miei racconti. Volevo un parere incondizionato da una persona della quale mi fidavo ma che non conoscesse di persona mia madre per non essere influenzata dall'affetto nei suoi confronti. Quando finì di leggerlo mi disse :"Ho letto il tuo scritto tutto in un fiato", mi ha fatto emozionare , non sapevo scrivessi così bene "...sono stata lusingata. Poi lo ha letto mio papà che non è riuscito a leggerlo tutto di seguito perché mi ha detto: "Mi veniva da piangere, troppi ricordi...” penso che gli sia piaciuto.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Riconfermo quanto detto sopra , il libro a me piace in forma cartacea pensando però a mia mamma e alla malattia che l'ha colpita l'audiolibro poteva e può essere un ottimo metodo per non vedersi negata anche la possibilità di "leggere un buon libro”. Così come l'E-book se la loro esistenza può avvicinare un maggior numero di persone alla lettura allora ben vengano.



 

 

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