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31 Dic
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Intervista all'autore - Simonetta Vacca

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nata a Cagliari. Ho vissuto nel paese dei miei genitori fino ai 20 anni, e nelle città di Nuoro e Olbia fino ai trenta.



2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

“Alice nel paese delle meraviglie”.



3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?

Penso che debbano coesistere, la pagina stampata ha un fascino particolare che l'e-book non può emanare, ma non si può non accettare l'evoluzione, è una forma di civiltà restare al passo con le nuove scoperte altrimenti ci si isola e si perde il bello delle nuove scoperte.





4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

È dall'età di 5 anni che racconto storie. Questo libro è per me il coronamento di un sogno che ora è realtà. Mi sono accorta che faccio star bene le persone quando scrivo per loro una favola, una poesia, un breve racconto. Ecco, è per questo che racconto storie, mi piace vedere l'espressione felice sul viso di chi le sta ad ascoltare.



5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

La spinosa questione dell'egemonia psichiatrica sulla salute mentale dei cittadini. Faccio parte del comitato dei cittadini per i diritti dell'uomo(CCDU) e ho avuto modo di conoscere e vedere di persona le barbarie perpetrate negli istituti psichiatrici, in nome della scienza e dell'aiuto.



6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Quello di osservare direttamente la vita, e non, credere ciò che sente solo perché viene detto da un "autorità “o un "esperto”, bisogna accertarsi in tutti i modi possibili, avvicinandosi, finché si riesce, alla fonte della notizia. Uno psichiatra dice che lui è il solo autorizzato a giudicare lo stato di salute dei cittadini. Andate in un istituto psichiatrico e vi accorgerete che non sa come curare la malattia mentale, non sa che cosa crea il disagio mentale, sa solo come rendere calmo e arrendevole un essere umano, lo imbottisce di psicofarmaci e lo porta al suicidio.



7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Ho sempre raccontato storie, e ora sono convinta che la scrittura è una forma estetica di comunicare con gli altri.



8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Ho scritto questo libro in un tempo brevissimo neanche un mese, era come se ne conoscessi già la trama, non l'ho studiato corretto o riscritto, sembrava che ci fosse qualcuno a dettarmelo così come l'ho scritto. Mi succede così anche quando scrivo le poesie; penso alla persona per cui devo scriverla e mi arrivano i versi che più si adattano al suo modo di essere.



9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

No, anche perché l'ho scritto velocemente.



10. Il suo autore del passato preferito?

Lafayette Ron Hubbard.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

È un altro modo di diffondere la cultura. C'è l'impronta caratteriale di chi racconta, una voce può aiutare a tenere vivo l'interesse per il racconto, un po’ come i racconti alla radio.



 

 

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Giovedì, 31 Dicembre 2015 | di @BookSprint Edizioni

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