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28 Dic
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Intervista all'autore - Guido Frisan

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono una meravigliosa creatura di 100 chili, con due splendidi occhi verdi con pagliuzze d'oro e un cervello che è un vulcano. Vengo come tutti dalla pancia della mamma ... Nessuno decide di diventare scrittore, semplicemente accade quando il cervello non regge più e bisogna far sì che si scarichi, per alleggerire la materia grigia. Nulla di meglio che farlo su carta, una volta era macigno!




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Nel pomeriggio, di sera e molto spesso di notte quando si spengono i rumori e il silenzio assordante fa sì che cerchi me stesso. Ancora non mi sono trovato!



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Tutti e nessuno! Non esiste l'autore preferito! Forse il libro o i libri preferiti e per dir di più, parte o parti di essi.



4. Perché è nata la sua opera?

E chi lo sa? Perché nasce un'idea? L'importante non è poi tanto averla ma nel saperla sfruttare, approfondendola, modellandola e terminandola per donare a se stesso e agli gli altri un momento di evasione. Non so se sono abbastanza bravo.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Moltissimo! Tutte le mie opere, anche se ambientate nei più svariati contesti storici, si fanno carico più della vita vissuta, che della descrizione del paesaggio. Naturalmente con una gran dose di ironia e un pizzico di sarcasmo, tutto richiamato ai giorni nostri e con una certa facilità, perché nonostante il progresso, l'evoluzione marcia piano e nonostante gli atteggiamenti da "evoluti", non ci discostiamo molto dal babbo australopiteco.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Come diceva il buon Calindri: “Contro il logorio della vita moderna!” Una evasione per me e un modo di raccontare la realtà, ridendo delle fragilità dell'uomo e un uomo si può definire tale, se riesce ad amarsi e soprattutto ridere di se stesso, per quanto molte volte nella vita sia tonto.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tutto! Tutto me stesso e soprattutto la mia anima! Se c'è!



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Certo che sì! Il cervello! Anche se non lo conosco nemmeno di vista ... e non so nulla, di ciò che accade nell'attico! So solo che quello fa i fatti suoi da sempre e non ha mai pagato l'affitto!



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Non impongo nulla a nessuno! I libri sono a disposizione di chicchessia. Chi vuol leggere legge e chi non vuol leggere va a fa un giro! Le bozze comunque rimangono un geloso segreto fino all'ultimazione. Veramente una volta ho cercato di far leggere una bozza al pappagallino inseparabile. Come mi sono presentato con i fogli, davanti alla gabbia, s'è rintanato imbucandosi nel foro della cassettina. Ogni tanto faceva “cucù” e così fu, fino a quando non me ne sono andato.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

L' e book è presente! Il progresso repentino, con l'evoluzione che chiede i suoi tempi, uguale a teste in fumo! Quando le vecchie generazioni che amano la carta e il profumo dell'inchiostro sublimeranno, non ci rimarrà che l' e book! "I nostri frutti" preghino che tutto continui e scongiurino un black out totale!



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Meglio sicuramente dell' e-book! Ma è come tornare indietro di anni all'invenzione della radio, ad ascoltare la letteratura e gli sceneggiati. È roba da nostalgici! E ai gioviani non piace…  

 

Lunedì, 28 Dicembre 2015 | di @BookSprint Edizioni