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09 Ott
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Intervista all'autore - Domenico Silvestri

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato a Spinazzola, un piccolo centro agricolo della provincia di Bari: qui ho vissuto sino all'età di otto anni quando, in seguito alla perdita dei miei genitori, ho continuato gli studi in collegio in un paese della provincia di Frosinone. Qui si è svolta la mia vita (matrimonio, lavoro). Ho due figli e due nipotini e, da poco ho festeggiato le nozze d'oro. Attualmente vivo a Roma, ma quando mi prende la "sindrome delle orechiette" torno volentieri al paese natio per rapide e corroboranti visite. Penso che la decisione di diventare scrittore sia dovuta al desiderio di descrivere per gli altri fatti e personaggi della vita paesana.




2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

È la sera il momento che dedico alla scrittura, perché con la quiete ed il silenzio è più facile e produttivo far maturare l'idea che ho in mente.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

In questi ultimi tempi sono attratto da autori di saggi storici: mi incuriosisce conoscere come nei tempi trascorsi era organizzata la vita quotidiana nelle nazioni e nelle varie comunità.



4. Perché è nata la sua opera?

Ho sempre ritenuto che il periodo migliore per l'Italia sia stato il secondo dopoguerra: io stesso ho vissuto e ricordo quegli anni pieni di operosità di progettualità e di speranze per un futuro sempre migliore. Ma all'improvviso tutto questo è scomparso: perché? Ho cercato di rispondere alla domanda ponendo l'attenzione sulle trasformazioni politiche, sociali e morali di un piccolo paese di provincia per provocare una riflessione sui possibili rimedi da adottare.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Certamente l'influsso c'è stato, sia pure in maniera non determinante. Ad esempio: inizialmente ho concepito la mia opera come un romanzo ma poi l'ho realizzata in forma di racconti proprio accogliendo suggerimenti di un amico docente universitario.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Ritengo che per lo scrittore lo scrivere sia nello stesso tempo evasione dalla realtà e modo di raccontare la realtà.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C'è molto di me in quello che ho scritto, soprattutto nei racconti "La pentola comunista" e "Libera nos a malo" nei quali sono la voce narrante. E quando non sono il testimone dei fatti descrivo prendendo lo spunto da fatti veramente accaduti.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

La mia opera è frutto di intuizioni personali che ho coltivato in autonomia per diverso tempo. Non ravviso nessuna presenza esterna nella sua stesura tranne il suggerimento sulla adozione della forma del racconto.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Al mio amico docente universitario.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Credo che l'e-book occuperà molto del terreno attualmente occupato dalla scrittura. Credo però che non potrà mai sostituire il rapporto che si instaura tra libro e lettore ed anche tra libro e scrittore.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Indubbiamente l’audiolibro si presenta come strumento valido per divulgare il sapere e la cultura. Penso però che occorrerà vigilare per garantire uno sviluppo corretto e per prevenire possibili abusi.



 

 

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Venerdì, 09 Ottobre 2015 | di @BookSprint Edizioni

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