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25 Ago
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Intervista all'autore - Domenico Ricciardi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

L'emozione più grande è il senso di libertà che avverti quando vai ad esprimere i tuoi concetti. Senti, infatti, che puoi riversare nelle pagine che stai scrivendo tutto ciò che pensi, i tuoi sentimenti, le tue tesi, anche le più ardite, e che nessuno ti porrà ostacoli, filtri o limitazioni (almeno in uno stato democratico e libero!). E dà emozione anche sapere che molti vorranno dialogare con te attraverso l'acquisto del tuo libro per discutere le tue idee, scambiare opinioni e per saperne di più e allargare le proprie conoscenze.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Molto. Non tanto come momenti biografici classici strettamente personali che nel mio libro non si ritrovano, quanto per la trasposizione in esso di molti elementi del mio carattere che è sempre alla ricerca della verità dei fatti, della osservazione oggettiva dei fenomeni al servizio del trionfo della ragione e della consapevolezza, contro la fede cieca e irragionevole.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Scrivere questo libro è stato per me il raggiungimento di un obiettivo che mi ero prefisso da tempo cioè quello di poter svelare a quante più persone possibili le grandi menzogne che i Sacri Libri venerati da tutte le religioni ammanniscono ai propri ingenui fedeli. Ho finalmente potuto dare libero sfogo a questo impulso quando ho affidato alle pagine del mio libro il mio messaggio di verità e di questo sono molto fiero.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Ho cambiato varie volte il titolo del libro e alla fine ho scelto "E così più non sia" in primo luogo per parafrasare l'espressione "E così sia" che chiude le preghiere di molte religioni e poi perché questo titolo, proprio perché richiama la vocalità della predetta espressione, susciterà, ne sono certo, un grande richiamo sulle persone, stimolando la loro curiosità che li porterà sicuramente ad allungare la mano sullo scaffale per comprare questo libro che ha catturato la loro attenzione!



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Italo Calvino, sicuramente, perché il suo stile è perfetto, la scorrevolezza della lingua italiana limpidissima, nessun errore materiale, lessicale, concettuale, nessuna incertezza logica. E poi mi porterei libri di storia e di saggistica (come il mio libro!) perché rappresentano fatti reali e non fantasiosi come i romanzi che, proprio in quanto fantastici con racconti inventati, non mi attirano molto.



6. E-book o cartaceo?

Preferisco il libro cartaceo che si può conservare in libreria, che riconosci immediatamente per il colore della sua copertina o per il suo titolo che ti richiama alla mente il suo contenuto e i giorni e i momenti in cui lo hai letto e le emozioni che ha suscitato in te, che speri possano provare anche i tuoi cari quando lo cercheranno sullo scaffale e lo leggeranno dopo di te. Senza dire del book-crossing consistente nei lasciare libri nei posti più disparati (tram, treni, panchine, ecc.) alla fruizione di altri, cosa che non si può fare con il libro "e-book"! (ho fatto questa citazione solo per inciso e per completezza del ragionamento).



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Il lavoro, la famiglia, i problemi personali mi hanno frenato per anni nel raggiungimento di questo mio intento ma alla fine, superati gli impegni, ho finalmente potuto dare libero sfogo all'impulso di scrivere quelle pagine per poter dialogare con tutti coloro che lo avessero voluto e, senza accorgermene, sono diventato scrittore. Per ora ho scritto solo questo libro e quindi non so se si possa parlare di "carriera" di scrittore ma in seguito... chissà!



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

E' nata dalle discussioni che sovente sorgevano in età giovanile fra me e i miei amici religiosi, preti o fedeli, che col passare degli anni si affinavano e rafforzavano in me la convinzione che una persona, anche mediamente intelligente, non può credere con quella fede che io definisco "ottusa". E mi chiedevo come fosse possibile rifuggire dal ragionamento, dalla curiosità di trovare risposte coerenti e plausibili alle più importanti domande inerenti alla nostra esistenza. E come si possa venerare un Dio onnipotente che consente al Male di esistere quando potrebbe cancellarlo in un baleno e non lo fa. Ed anche come sia possibile che persone colte rinuncino alla speculazione intellettuale, propria di chi è (o dovrebbe essere) abituato a ragionare. E' stato allora che ho deciso che avrei messo su carta quello che pensavo sulle religioni in modo chiaro e, soprattutto, determinato e senza riserve.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Una fortissima emozione perché sento che, finalmente, ho fissato le mie idee su quelle pagine che altri condivideranno, spero, e che mano a mano che aumentavano di numero mi spingevano e mi motivavano a ricercare, a perfezionare, a correggere di continuo il risultato finale perché fosse il più gradevole possibile e quanto più fedele ai testi consultati. Vedevo i fogli sui quali scrivevo crescere giorno dopo giorno, per tre lunghi anni, e alla fine sono stato orgoglioso della mia opera che, debbo dire, è quasi una enciclopedia poiché risponde a tanti quesiti che le Chiese, e tanti fedeli, preferiscono non affrontare. Da ultimo, sono felice di aver concluso il mio libro con il mio "Testamento biologico", che chiunque voglia potrà utilizzare, nel quale chiedo di essere oggetto di eutanasia nel caso il mio fisico fosse solo apparentemente vivo.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Una mia grande amica che, dopo i mie figli ai quali per primi ho consegnato il manoscritto, ha apprezzato il mio libro nonostante le sue idee religiose diverse dalle mie, la quale mi ha rivelato, come tanti altri miei amici protolettori, che non conosceva molti episodi e fatti che io ho raccontato e che ciò è stata per lei una grande sorpresa e un'occasione per saperne di più e per farsi un'opinione oggettiva su quanto i poteri religiosi, forti e occulti, le hanno finora impunemente trasmesso.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ogni novità se utile e apprezzabile è sempre benvenuta e l'audiolibro mi sembra sì utile ma penso che non lo sia per tutti, perché viene a mancare il piacere della visione complessiva della pagina, del punto che si sta leggendo, del corsivo, o del grassetto, o delle maiuscole o minuscole, tutti elementi che con l'audiolibro non vedi e non puoi apprezzare. Credo che sia un modo sterile e poco invitante per seguire un ragionamento che qualcuno ti sta leggendo e che tu passivamente segui, magari ascoltando una voce che non ti piace o che non ti emoziona. Penso che sia utile solo per coloro che ne abbiano necessità per impedimenti o problemi fisici (non vedenti ecc.ecc.)

 

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Martedì, 25 Agosto 2015 | di @BookSprint Edizioni