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08 Lug
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Intervista all'autore - Maria Grazia Gemelli

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

È poter fare qualcosa da sola essendo collegata con tutto il mondo. Provo il piacere dell'artigiano: vedere nascere dal nulla una forma.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

"Un Paese in fuga" è un saggio ma parla indirettamente di me senza che io me ne accorga.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Ho cercato di dare il mio contributo di impegno sociale contro il cinismo, il nichilismo, la confusione, soprattutto giovanili. La società è uno specchio infranto che è difficile rappresentare con esattezza. Un tempo si discuteva ora si fa propaganda forse perché sembra troppo difficile risolvere le contraddizioni sociali.


4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

E' stato facile perché gli esseri umani sono sempre insoddisfatti e inquieti e dunque "in fuga".



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

"La Tempesta" di William Shakespeare perché dentro vi è tutto: complotti di potere, vendetta, perdono, speranza di amore, la natura animale o angelica degli esseri umani, le forze soprannaturali, la magia, la natura.



6. E-book o cartaceo?

Mi piacciono tutte e due le forme.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Purtroppo non è una carriera perché non è riconosciuta socialmente.È un bisogno artistico e creativo e credo che gli scrittori nascono con dei neuroni preformati altrimenti non sopporterebbero un percorso così accidentato.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

La legalità e la burocrazia nascono in difesa di valori democratici ma sono dei mezzi non dei fini per arrivare, per quanto possibile, a una giustizia sostanziale. Se sono gestiti stupidamente tutto diventa falsità. Ho cercato di fare una pulizia dei concetti, per esempio ho fatto la differenza tra utopia, ideologia e idea.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È la stessa emozione del cucinare un piatto dalla preparazione complessa.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Non condivido la mia passione né cerco complici. Scrivo come per mettere un messaggio nella famosa bottiglia



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Mi piace ma penso che mentre, sulla carta, il lettore, con la fantasia, colma delle lacune della scrittura, il libro udito, se noioso o banale, diventa insopportabile come una persona querula che attacca bottone.  

 

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Mercoledì, 08 Luglio 2015 | di @BookSprint Edizioni