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19 Giu
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Intervista all'autore - Giovanni Venditti

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Vengo da Avezzano, in provincia de L'Aquila: abruzzese al 100%, sebbene abbia vissuto in passato in molti altri posti. Il giorno in cui ho cominciato a scrivere non lo ricordo con precisione, ma dev'essere stato sicuramente un gran giorno. Certe cose non si decidono, non sei tu a volerle, sono loro a trovarti. Per me il fatto di dover scrivere quello che rimaneva in qualche modo "incastrato dentro" è sempre stato presente.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Generalmente scrivo molto volentieri di pomeriggio. Se la mattina o durante la sera trovo che alcune riflessioni siano importanti le scrivo in modo veloce su una piccola agenda e poi torno a svilupparle in seguito.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non ne ho. Leggo a periodi alterni e quando lo faccio divoro libri in base al mio stato d'animo. Attualmente di fianco al mio letto ci sono "Molte vite un solo amore" di Brian Weiss e "Us" di David Nicholls, un libro fantastico che sento di consigliare calorosamente a chi è appassionato di narrativa, humour inglese e questo gran casino che è il voler bene a una persona speciale.



4. Perché è nata la sua opera?

Semplice: tra il 2006 e il 2014 ho vissuto in dieci città diverse, in ben quattro nazioni differenti. In base alle situazioni che vivevo di volta in volta, annotavo i miei pensieri su diverse agende. Sono arrivato ad avere più di cinquecento pagine di scritti e qualcosa dovevo pur farci. Non riuscivo proprio a mandar giù il pensiero che perdessero la loro essenza, magari sotto qualche centimetro di polvere in un angolo della casa.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Molto, ma non direi in modo essenziale. Ciò che ho scritto è fortemente influenzato dalla situazione economica-sociale che ci si trova a vivere, ma più di tutto sono le persone che ho incontrato durante i miei percorsi di vita che hanno scritto automaticamente le 425 pagine di quest'opera.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

È un modo per evadere la realtà raccontandola.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Tutto. È un diario di viaggio raccontato in base alle sensazioni del momento.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Sicuramente. Mi piace pensare che l'eco delle voci delle persone conosciute, il loro sorriso, i loro visi e modi di fare abbiano guidato la mia penna. Ci sono persone ovviamente molto importanti come Yvonne, per esempio, la mia ragazza che sposerò presto, conosciuta proprio nel periodo in cui feci ritorno dalla Grecia.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

Beh, mentre lo scrivevo, ogni tanto ne spedivo qualche estratto a mio padre. Mia madre e Yvi davano anche loro "uno sguardo ogni tanto", ma i primi a leggerlo per intero siete stati voi della Booksprint.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?

No.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Mi fa venire il voltastomaco.  

 

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Venerdì, 19 Giugno 2015 | di @BookSprint Edizioni

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