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18 Giu
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Intervista all'autore - Daniela Bighi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nata a Torino, e sono infermiera professionale dal 1987. Lavoro da sempre nell'ambito dell'urgenza soprattutto su strada con ambulanza per prestare primo soccorso. Ho avuto anche tra le altre mie esperienze lavorative, un'esperienza di elisoccorso. Ho lavorato per 15 anni in rianimazione e sala operatoria di un pronto soccorso dell'ospedale più importante della mia città. Da circa 20 anni scrivo, ho pubblicato anche un libro di poesie col quale ho vinto il Premio Internazionale di poesia “Premio Lerici”. Ho partecipato a vari altri concorsi letterari, avendo molte gratificazioni, ed entrando a far parte di varie antologie dei poeti contemporanei. Sono madre di un bellissimo ragazzo di 16, e purtroppo ho perso i miei due genitori a distanza di soli 11 mesi uno dall'altro. Questa ferita è ancora molto aperta.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Solitamente io scrivo la sera tardi o di notte nel silenzio della città. Scrivo in autunno ed inverno, sono una crepuscolare. Amo molto scrivere guardando il mare d'inverno. Il mio rifugio per l'ispirazione è la grotta di Lord Byron a Lerici.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Paul Coelho



4. Perché è nata la sua opera?

Nasce dalla consapevolezza che la maggior parte della popolazione non è del tutto informata cosa s'intenda prelevare degli organi da un loro caro dichiarato dai medici deceduto. Tant'è vero che ad esempio la pubblicità dell'Aido recita così: “Vuoi donare i tuoi organi dopo la tua morte?” Ma perché nella pubblicità non viene espressa la frase completa, cioè: “Vuoi donare i tuoi organi dopo la tua morte cerebrale?” Questo è il problema, tanti non sanno che il prelievo d'organi viene fatto sì ad elettroencefalogramma piatto, dopo un periodo di osservazione di 6 ore per gli adulti e 12 ore per i bambini, ma il prelievo viene fatto a cuore battente, per ovvi motivi, anche perché semmai ci fosse l'arresto cardiaco, anche gli altri organi non più irrorati dalla circolazione sanguinea andrebbero in necrosi, cioè morirebbero e quindi non sarebbero più prelevabili.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Ha influito molto la presenza di mia madre che ha lavorato per 33 anni in una casa editrice, e poi chiaramente ha influito la mia professione, sensibilizzandomi molto su ciò che significa l'essere umano nella sua totalità.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Entrambe le cose. Dipende se scrivo una poesia, un testo per una canzone o decido di spogliarmi e mettere a nudo le mie sensazioni, scrivendo un romanzo.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

C'è la mia sensibilità soprattutto per chi resta, c'è il mio amore per la vita in toto, c'è la mia speranza nella giustizia e nella misericordia, c'è un messaggio d'amore e stima per tutti coloro che si sono trovati di fronte ad una scelta di questo tipo.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

No.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A mia madre e mio padre. Purtroppo non son riusciti a vedere il mio lavoro terminato e pubblicato.

 

 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Per metà popolazione sì, ma tante persone amano ancora avere nella loro libreria personale il cartaceo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ottima pensata soprattutto per i non vedenti o per le persone che magari sono un po' pigre e preferiscono più ascoltare che leggere. C'è anche da dire che una buona voce narrante può dare e regalare più enfasi al libro.

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Giovedì, 18 Giugno 2015 | di @BookSprint Edizioni

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