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03 Gen
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Io ho un sogno

Sulla costa ionica, in provincia di Reggio Calabria, è ubicato il piccolo paese di Monasterace dove Vito Micelotta nasce in un freddo giorno di febbraio del 1954. Il legame che Vito nutre verso il “borgo natio” si salda quando, nel 1987 comincia, presso l’ufficio tecnico comunale, la sua attività di geometra. Figlio di una terra complessa e testimone del lato oscuro delle vicende monasteracesi, Vito cade ostaggio di un raffinato sistema di potere che, in modo più o meno palese, lavora all’annientamento umano del nostro protagonista.

 

È lo stesso Vito che attraverso la stesura di un lungo racconto autobiografico, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni, racconta in prima persona le vicissitudini di cui è stato suo malgrado protagonista.
Io ho un sogno” (172 pagine disponibili in versione cartacea e digitale) è una finestra che si affaccia sulla storia amministrativa di una comunità.

Durante i venticinque anni di attività presso il comune del suo paese, Vito diventa lo scomodo ingranaggio di un meccanismo corrotto. Voti di scambio, clientelismo, corruzione elettorale sono i fenomeni che Vito Micelotta denuncia. Mondo politico e mondo imprenditoriale creano un connubio che infrange le regole dell’onestà; connubio di cui, in modo tanto ricercato quanto paradossale, Vito diventa simbolo. Accusato di associazione mafiosa, vive più volte lo stato di detenzione e nelle diverse strutture carcerarie che lo accolgono ha modo di scoprire un’umanità che sta ai margini.
Privo della sua libertà, nel chiuso delle celle, il nostro protagonista intesse una fitta rete di rapporti fondati sui principi della solidarietà e della fiducia; valori che sembrano inapplicabili a quella porzione di giustizia che ha puntato il dito, ripetutamente e sconsideratamente, sull’operato di Vito.

Lo sgomento dell’ingiustizia subita e i toni chiari della narrazione illuminano le difficili tematiche del testo in cui, senza mezzi termini, l’autore manifesta il coraggio di non avere paura. Nella (in)competenza di chi avrebbe dovuto garantire la legalità giace il torto subito. Vito Micelotta non risparmia al lettore la conoscenza, attraverso la citazione di nomi e cognomi, di coloro che,  seppure ai vertici del mondo della giustizia non ne sono stati garanti. Senza lasciarsi vincere dalla rassegnazione, in questa esposizione della sua versione dei fatti, Vito Micelotta traccia il sogno di vedere concretizzata una reale e significativa riforma della giustizia, sottolinea – avendola vissuta sulla propria pelle – l’inefficacia della detenzione preventiva e prospetta auspicabile una maggiore responsabilità della magistratura italiana.

In questo libro d’esordio rimbomba con vigore, tra le sue pagine, il grido di verità dell’autore, sempre sostenuto dall’amore avvolgente della propria famiglia.

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Venerdì, 03 Gennaio 2014 | di @Damiana Perrella